Un Romanzo Che Cammina Sulla Strada Della Realtà In Compagnia Di Maria, by Samir al Qaryouti

Un Romanzo Che Cammina Sulla Strada Della Realtà In Compagnia Di Maria

 samir al qaryouti  Letteratura  20 febbraio 2022 5 Minutes

Di Samir Al Qaryouti

È un romanzo che ha incluso diversi mondi e personaggi in un’opera creativa che ha richiesto un po` di tempo e ha prodotto “Maria” e persino diverse “Marie”, dice l’autrice Nadia Harhash che vive a Gerusalemme all’interno di una casa nel quartiere di Beit Hanina, che l’ha trasformata in una biblioteca e una galleria d’arte dove ha dipinto tutto ciò che ha toccato con le sue mani e ha sistemato le pareti con bellissimi dipinti basati su una cultura orientale consolidata ed emana una cultura globale intervallata da decine di libri in inglese, spagnolo e italiano, oltre a centinaia di libri nella sua lingua madre l’arabo. La sua scrittura è eccezionalmente fluente e ha uno stile letterario straordinario in arabo, una combinazione di prosa e poesia con una tecnica modernista che è meno presente in altri autori arabi e molto semplice e facile da comprendere da tutti come scrittura: giovani, vecchi, istruiti e meno istruiti.

Nadia Harhash ha scelto per il suo romanzo la donna più difficile della storia, la donna più bella che esista, la donna più nobile ieri, oggi e domani perché questa donna ha sopportato e sofferto molto e pagato. È la madre dell’uomo che ha alzato la fiaccola dell’amore e della pace, lei è la madre più grande e la migliore compagna, che si trova ovunque. Chi di noi in questi tempi non ha incontrato questa donna straordinaria e leggendaria di cui parla Nadia Harhash nel suo romanzo “On the Path of Mary” ossia “Sulla Strada di Maria “in arabo “ALA DARB MARIAM”. Chi nelle generazioni future non saprà chi è Maria? Di quale Maria stai parlando, Nadia? Della Vergine Maria Pura madre di Gesù Cristo, o di Maria Maddalena? Parli della Maria ebrea o Maria musulmana o Maria laica?

Nadia in realtà parla di tutte queste Marie, racconta storie dal cuore della realtà e questo non è un compito facile in una regione che è incendiata da conflitti militari e politici e problemi confessionali, cioè la regione del Medio Oriente. Nadia è la figlia di Gerusalemme dove è nata e cresciuta e dove tutt’ora vive, racconta le questioni della gente della città e i problemi e le preoccupazioni della Palestina, e conosce ogni centimetro e ogni evento nella storia e nella realtà del suo paese e lo trasmette alla gente scrivendone articoli e romanzi.

Nadia Harhash, dopo aver raccontato la storia della sua nascita e della sua vita a Gerusalemme, ci ha raccontato come una delle Marie del romanzo abbia deciso di commettere un atto rivoluzionario in città quando ha deciso di andare nel Quartiere di Attarin ( che significa “i venditori di profumo”) nella Vecchia Gerusalemme con la sua amica Miriam (cioè Maria) e con una terza amica di nome anch’essa Maria per cercare un’erba usata nel trattamento dei pazienti e necessaria a Maria per la cura di un parente malato, non trovandola. La terza amica e la stessa Maria hanno chiesto aiuto al proprietario di un negozio pieno di manufatti e monete.

Lì, il piede della prima Maria è stato colpito da frammenti di vetro rotti, ferendola, l’amica ha così chiesto aiuto al proprietario di quel negozio di oggetti d’antiquariato e monete risalenti ai tempi antichi. L’uomo si è avvicinato alla ragazza per rassicurarla, scusandosi per quella bottiglia nel suo negozio caduta a terra e rotta in tante schegge che l’aveva ferita. Il vecchio spiegò che la fiaschetta era composta da diversi strati di vetro e pietre preziose, l’uomo si presentò con il suo nome, Semaan Al-Tabghi, relativo al villaggio di Tabagha, a nord-est di Tiberiade, e chiese alla sua amica come si chiamasse, “Maria” disse lei e la prima intervenne e disse “Anch’io mi chiamo Maria”. Semaan diede a una delle ragazze una collana di vetro colorato e diede alla seconda un prezioso libro intitolato Divina Commedia dello scrittore Dante Alighieri. Parlò con le ragazze del numero di cieli e della storia di Maria e del significato dei rubini e del vero significato delle stelle e dell’oroscopo. Notò nel suo discorso che la data di nascita di Maria Maddalena è il 22 marzo, e secondo lui alcuni dicono che il Giorno della Resurrezione sarà il 22 marzo, mentre gli antichi credono che questo numero sia il numero della rinascita femminile.

Nel romanzo, dall’incontro con Semaan Al-Tabghi, i capitoli del romanzo sono stati via via scorrevoli e Nadia Harhash ha inventato un nuovo approccio nella scrittura della storia, dove ha scelto per ogni personaggio del romanzo un nome personale e un cognome che indica un luogo geografico della Palestina restituendo i nomi, tutti reali e comuni fino ad oggi alle loro origini geografiche e linguistiche, ad esempio: Tabghi (relativo a Tabga che è un villaggio arabo a nord-est di Tiberiade) occupato dagli Israeliani il 4 maggio 1948, poi Myron il bel giovane del romanzo il cui nome è la modifica della parola cananea originale Myron che significa (Sopra piano), questa stessa parola era stata pronunciata dagli antichi romani Murut e oggi è il nome di una colonia ebraica, pronunciata in ebraico “Merone”.

In una video intervista con Nadia Harhash qualche settimana fa, le ho chiesto quale ispirazione geniale le è venuta nella scelta dei nomi dei personaggi del romanzo, e ho aggiunto che adoravo il nome “Serine” perché ha sofferto molto nel romanzo, anche se il suo nome in aramaico antico ha il bel significato di “Cima”. Un villaggio arabo in Palestina si chiama Serine. La scrittrice ha risposto con un sorriso e ha cantato una delle canzoni della grande cantante libanese Fairuz, che dice: “Nessuno di noi sceglie il proprio nome”.

La cultura universale di Nadia Harhash è evidente attraverso le righe del romanzo, dei suoi simboli e delle persone che ci accompagnano a visitare molte città diverse da Gerusalemme a Nazareth, Jaffa, Tiberiade, Ramallah e Gaza e ci porta in paesi diversi come la Turchia, l’Egitto, il Libano, la Siria, l’Iraq e persino l’India e la Cina, e ci porta a Firenze, Roma, il Vaticano, Spagna, Francia e Stati Uniti d’America. Ci fa incontrare le figure storiche da Dante fino alla famosa cantante pop Madonna nella sua famosa canzone “Like A Virgin”.

Tutte queste Marie attraverso 420 pagine sono un’analisi unica della situazione delle donne in generale indipendentemente dalla religione e dal genere perché l’ebraismo, il cristianesimo, l’Islam e il secolarismo. Appartengono al genere umano, sono donne palestinesi, arabe, copte, turche, britanniche, bianche e nere, indipendentemente dal colore, sono nonne, madri, mogli, sorelle e fidanzate che condividono sogni e sofferenze.

La situazione delle donne nella società orientale è molto difficile, e la loro situazione in Occidente non è molto meglio; quindi, Nadia ha riassunto i problemi delle donne chiedendosi se la mercificazione della donna avviene solo in Oriente con il velo obbligatorio per scopi commerciali o avviene anche in Occidente dove c’è l’eccesso del nudo per gli stessi scopi.

I capitoli del romanzo “Sulla Strada Di Maria” disegnano un quadro della realtà generale in tutti i suoi aspetti, dall’occupazione al ricorso alle prigioni, dalla repressione alle guerre e ai conflitti, e presentano questi fatti in completa armonia e eleganza senza sovra-narrare e suscitare false emozioni, lasciano al lettore apprezzare il peso di molti eventi e le storie della vita quotidiana.

L’autrice ha riassunto alcune idee come questa: “Noi palestinesi viviamo ogni giorno una storia che nessuno scrive. La nostra esistenza è la storia tramite la quale sopravviviamo, forse per questo siamo invincibili”. Queste parole potrebbero non essere piaciute a qualcuno in Medio Oriente, visto il divieto da parte della Fiera del libro in Arabia Saudita della partecipazione del romanzo ” Sulla Strada Di Maria”, un vero proprio atto di censura nell’era digitale e con il pretesto di “Atti osceni contrari al pudore pubblico”!!!.

Ho letto il romanzo pieno di scene di tolleranza, gusto, storie d’amore e delusioni d’amore, e non c’è una parola al di fuori del contesto e del testo e il mio punto di vista, a cui mi aggrappo, è che il divieto è venuto per ragioni politiche. Il compito di rispondere a questo grave atto di censura lo abbiamo lasciato a Nadia Harhash in un articolo in arabo e in inglese pubblicato sul suo sito personale. Non sappiamo se le quattro Marie ci parleranno presto in italiano.

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